La quotazione dell’oro viene stabilita in maniera ufficiale a Londra, due volte ogni giorno, alle dieci della mattina e alle tre del pomeriggio ora locale. La cifra viene poi diffusa a tutti i mercati mondiali dei cambi e alle altre borse.
Fin dal 1919 sono cinque istituti bancari, ovvero: Scotia Mocatta, HSBC, Barclays, Société Générale e Deutsche Bank, in accordo fra di loro, che stabiliscono il prezzo.
Per giungere alla cifra ufficiale vengono presi in considerazione diversi fattori, sia politici che sociali, che influenzano l’andamento del mercato mondiale.
I rappresentanti dei cinque membri incaricati valutano attentamente sia la richiesta che l’offerta del prezioso metallo ricevute e, quando queste sono in equilibrio fra di loro, viene raggiunto l’accordo sulla cifra che verrà divulgata.
Ma che cosa è che fa pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra? Cosa fa salire o scendere il prezzo in maniera più o meno costante?
L’oro è stato usato da molte nazioni come supporto alla valuta, il valore della quale corrisponde ad una quantità stabilita del metallo in questione.
Questo porta i governi a voler controllare il prezzo ufficiale per non svalutare le loro monete. Si tratta di una impresa ardua e nel 1968 questi sforzi, anche se congiunti, fallirono.
Venne allora deciso di introdurre un doppio regime di mercato: uno controllava e stabiliva il prezzo che interessava le transazioni internazionali sulle valute; l’altro, che riguardava le transazioni fra privati, poteva fluttuare a piacimento.
Dopo circa tre anni questo doppio sistema venne abbandonato per giungere ad un mercato unico.
Ancora oggi le banche centrali di molti paesi hanno forti riserve auree a tutela delle proprie monete, anche se questi depositi sono nominalmente inferiori rispetto al passato a causa di ulteriori coniazioni non supportate da un controvalore aureo.
Il mercato dell’oro nel corso degli anni ha subito oscillazioni non indifferenti. Si è avuto un minimo storico nel 1999 quando il fixing di Londra è sceso a poco più di 250 dollari all’oncia ed un massimo nel 2011 con oltre 1900 dollari all’oncia.
Queste variazioni si possono avere quando una moneta fino a quel momento considerata forte viene improvvisamente svalutata, cioè perde valore rispetto ad altre.
In questi casi aumenta l’inflazione e ne risente l’economia.
Aumenta la richiesta di oro perché considerato un bene rifugio e di conseguenza aumenta anche il suo prezzo.
Il prezzo massimo è stato raggiunto nel 1980 quando una oncia d’oro veniva scambiata a ottocentocinquanta dollari, equivalenti a quasi duemila euro di oggi.
Da non sottovalutare che il prezzo è influenzato anche dalla quantità di oro offerta sul mercato. Questo contribuisce a limitarne l’estrazione. Con più oro in vendita il prezzo cala.
A livello personale l’acquisto di oro da investimento è soggetto a regolamentazione.
Per fare alcuni esempi:
Negli USA fino al 1975 era proibito possedere oro che non fosse in forma di gioielli o monete per raccolte numismatiche.
In alcuni paesi europei, compresa l’Italia, fino a poco tempo fa, solo le banche potevano possedere oro.
Erano esclusi i gioielli ed i lingotti con un peso massimo di cento grammi.
Con un Decreto del 2000 queste restrizioni sono state abolite a livello comunitario.
Nello scorso mese di novembre 2013 abbiamo avuto una impennata verso l’alto a causa della forte richiesta proveniente dalla Cina.
L’economia del colosso asiatico è in forte sviluppo e questo nuovo fattore ha offerto ai cinesi di avere più disponibilità ed acquistare gioielli ed altro, causando così un rialzo non programmato.
Ma non è solo l’economia solida che influisce sulle variazioni.
Un Paese che entra in guerra farà scendere il valore, una pace molto auspicata lo farà risalire.
Considerando che questi avvenimenti non sono programmabili è così spiegato perché il fixing è calcolato giornalmente.
Per usare una frase fatta ma di sicuro effetto, ci troviamo davanti al classico battito di ali di farfalla che produce una tempesta all’altro capo del mondo.
È un continuo gioco di equilibri ed interessi a livello mondiale che tiene con il fiato sospeso gli operatori del settore, mentre chi possiede solamente la fede nuziale neanche se ne rende conto.