Chimicamente l’oro appartiene alla categoria dei metalli di transizione. Il suo simbolo chimico è Au ed il suo numero atomico è 79. Fin dall’antichità è considerato come un metallo molto prezioso per via delle sue caratteristiche fisiche.
E’ infatti inattaccabile dall’aria e dalla maggior parte dei reagenti chimici, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per numerose applicazioni specialistiche: dalla gioielleria all’elettronica, fino alla medicina. In particolare l’oro è il più duttile e malleabile dei metalli conosciuti, e può essere battuto in lamine sottilissime, anche trasparenti ( con un grammo d’oro si può realizzare una lamina di un metro quadrato di superficie).
E’ inoltre un ottimo conduttore elettrico , secondo solo a rame ed argento, ma a differenza di questi non ossida, permettendone l’impiego in microelettronica. Viene utilizzato anche dall’industria aerospaziale per la produzione di schermi riflettenti, data la sua capacità di riflettere la luce infrarossa oltre a quella visibile.
In medicina viene utilizzato in forma colloidale ( nanoparticelle in sospensione in un liquido ) in alcuni tipi di diagnostica, e sono in fase di studio impieghi nel trattamento di alcune malattie come l’artrite reumatoide; uno dei suoi isotopi radioattivi è usato in alcuni trattamenti del tumore. Viene inoltre impiegato in odontoiatria per la realizzazione di capsule ed otturazioni.
Il suo più largo impiego è comunque in oreficeria. A causa della sua grande malleabilità e duttilità viene utilizzato sempre in lega con altri metalli. Le leghe solitamente utilizzate sono composte per tre quarti di oro puro, il cosiddetto oro diciotto carati.
I carati ricalcano infatti la quantità di metallo puro in millesimi sul totale: l’oro puro ha 999,9 millesimi di materia pura e viene definito a ventiquattro carati. La caratura o i millesimi determinano il cosiddetto titolo. La restante parte della lega può essere composta di uno o più metalli che ne determinano il colore, e quindi la denominazione commerciale.
Le leghe più comuni sono l’oro giallo, con circa il 12% di argento ed il 18% di rame; l’oro bianco con il 25% di nichel, palladio oppure argento; l’oro rosa con il 20% di rame ed il restante di argento. Le proporzioni sono minimamente variabili e rappresentano una cifra di ogni singolo gioielliere.
L’oro è usato da sempre come mezzo di pagamento in varie forme, la più classica è quella delle monete di metallo puro di peso determinato. In tempi più moderni è stato utilizzato come riserva monetaria, ossia come garanzia del valore della moneta circolante, ormai coniata in metalli di scarso valore o stampata su carta.
Per questo motivo in molti paesi, in diversi periodi, erano proibiti la detenzione ed il commercio di oro puro grezzo, mentre era consentito detenerlo lavorato. Oggi l’oro puro è acquistabile come forma di investimento anche dai privati. Le forme più comuni di oro da investimento sono i lingotti, ormai disponibili in qualunque dimensione, e le monete d’oro.
I lingotti vengono realizzati fondendo il metallo ad una temperatura di 1064 gradi in appositi forni, per poi colarlo in stampi di materiale refrattario. Nella fusione vengono aggiunte piccole quantità di borace e salnitro, che servono rispettivamente a proteggere dall’ossidazione ed a rendere più liquido il metallo fuso. Una volta raffreddato il lingotto viene lucidato e marchiato con titolo, peso e, a volte, con il marchio del produttore.
L’oro si trova in natura legato ad altri metalli oppure allo stato nativo. Comunemente si trova sotto forma di pagliuzze, granelli e talvolta pepite, come sono detti gli agglomerati di dimensioni maggiori. E’ presente in quantità variabile distribuito su tutta la crosta terrestre e anche nell’acqua marina.
Tuttavia la bassa concentrazione non rende sempre economicamente vantaggiosa la sua estrazione: la concentrazione media di minerale è di tre centesimi di grammo per tonnellata di materiale, ma si inizia a considerare vantaggiosa l’estrazione con concentrazioni superiori a 5 centesimi per tonnellata. L’acqua marina ha concentrazioni troppo basse per rendere conveniente un suo sfruttamento, almeno con gli attuali sistemi.
L’estrazione dell’oro viene effettuata mediante il lavaggio dei depositi di materiale alluvionale, spesso in grandi miniere a cielo aperto, oppure viene separato con procedimenti metallurgici dai minerali con cui è legato. Spesso questi minerali formano le cosiddette vene, che vengono sfruttate mediante lo scavo di miniere a pozzo.
L’estrazione dell’oro è stata spesso fonte di ingenti problemi ambientali dovuti, oltre che all’impatto delle miniere, all’utilizzo nel processo di agenti altamente inquinanti come il mercurio ed il cianuro.
Tra i principali paesi estrattori d’oro troviamo il Sud Africa, storicamente il maggiore produttore mondiale, recentemente sorpassato dalla Cina, che negli ultimi anni ha incrementato la sua produzione a ritmi vertiginosi. Altri grandi produttori sono l’Australia, gli Stati Uniti, la Russia ed il Perù. Importanti miniere sono presenti anche in Argentina e Indonesia, dove si trova la miniera d’oro più grande al mondo.
In Italia furono attive in passato miniere in Sardegna, in Piemonte e Val d’Aosta, attualmente tutte chiuse. Nel ventre del Monte Rosa è presente un enorme giacimento d’oro, sfruttato marginalmente fin dall’antichità . Attualmente non viene sfruttato per problemi ambientali e di costi operativi. Piccole quantità di oro alluvionale sono state rinvenute in numerosi fiumi del nord e centro Italia.